Dieta post-natalizia

Dieta post-natalizia? No, grazie.


Già solo salire sulla bilancia all’indomani dell’epifania è un atto che rasenta il masochismo. Decidere poi di passare bruscamente da un regime alimentare tutto sfizi e cioccolato ad uno di sacrifici e rinunce è follia. Eppure lo fanno in tanti. Prima – tra Natale e la Befana – giustificano le abbuffate prospettando a se stessi un implacabile digiuno di inizio d’anno. Dopo, scattata l’ora x, riempiono il frigo di cavoli e petti di pollo e, con un clamoroso autogoal, si danno la vita maledetta.  L’inevitabile fatica che accompagna ogni dieta, infatti, a gennaio si eleva all’ennesima potenza. Il primo mese dell’anno è già, di per se, una corsa a ostacoli. Il clima è rigido, le giornate cortissime,  le tasche più vuote e le prossime vacanze lontanissime. I buoni propositi di ogni sorta, inoltre, affollano le agende nuove di zecca, portandosi dietro un bel carico di stress (oltre che di entusiasmo). Perché dunque a tutto ciò aggiungere un “piatto che piange”? A sconsigliare le diete post-natalizie, oltre al buon senso, interviene quest’anno un’autorevole ricerca pubblicata sulla rivista International Journal of Obesity e condotta dall’Università di Montreal. Dopo lunghi e sofisticati esperimenti su cavie animali, gli studiosi canadesi hanno infatti concluso che dire addio a cibi grassi e ghiotti provoca uno “squilibrio psicologico” che può sfociare in ansia e depressione, ragion per cui tale scelta va senza dubbio rimandata alla stagione della rinascita, la primavera. Sulla stessa linea il Guardian che, in un post cliccatissimo, nei giorni scorsi ha definito le diete di inizio anno “una inutile tortura”. Dunque, qualunque sia la vostra circonferenza vita, se avete esagerato durante le feste, datevi una regolata, sostituite la pasta al forno con le zuppe oggi consigliate da MadamaRicetta e mettete sotto chiave i torroni avanzati, ma con molta calma. I mesi che ci separano dalla prova costume, purtroppo, sono ancora lontani.
Silvia Gusmano  

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