Antesignani del brunch: la colazione di Pasqua

pasqua

I romani tendono ad accaparrarsi la tradizione della colazione di Pasqua, a colpi di coratella, corallina e carciofi. Ma quella tradizione in effetti è diffusa in tutt’Italia ed è legata a un rito religioso che rappresenta la fine del digiuno quaresimale e la celebrazione del ritorno alla vita. Una colazione allegra, colorata e piena di sorprese, dolci e salate che coinvolge tutti cattolici praticanti e non. Io la ricordo nella casa di campagna della nonna, con un misto di ansia e felicità. Nonna si alzava alle sei, indossava il vestito della festa -comunque nero come tutti gli altri giorni-, metteva una bottiglietta vuota in borsa e, rigorosamente a digiuno, andava in paese per la messa delle sette. Il parroco durante la celebrazione benediceva l’acqua in una vecchia conca di rame e alla fine della celebrazione iniziava la distribuzione. Tutte le vecchiette, fazzoletto in testa e bottiglietta in mano si mettevano in fila e con un mestolino prendevano la loro razione di acqua benedetta. Tornata a casa nonna, mi chiamava e iniziavamo ad apparecchiare con la tovaglia bianca di fiandra, poi mi mandava a raccogliere qualche rosa e le uova fresche nel pollaio. Il cestino con i fiori e le uova fresche al centro del tavolo, e poi: pizza. formaggio, salame, uova sode colorate, pere tagliate a spicchi con il pecorino e il primosale, fiadoni, frittata con i carciofi, pizza con la ricotta, neole, spianata dolce e parrozzo. Non ricordo quanti schiaffi ho preso sulle mani, mentre spizzicavo apparecchiando, non si poteva toccare nulla. Quando tutti erano presenti, nonna apriva la borsetta tirava fuori l’acqua benedetta, si faceva il segno della croce e spruzzava una goccia per ogni piatto: ora si può mangiare. E poi buona Pasqua a tutti!

Ivana

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