Caro Cupido, un fiore in bocca può servire?

“Un fiore in bocca può servire…”, cantava Battisti. “Purché sia italiano…”, aggiunge oggi la Confagricoltura. E spiega: se per San Valentino tutti gli innamorati regalassero un bouquet di fiori made in Italy, sarebbe una bella iniezione vitale per un settore che, come tanti altri, soffre profondamente gli effetti della crisi economica. In fondo, a guardare i dati, degli ultimi due anni, si tratta di una tendenza consolidata: quasi un italiano su due, affida ai fiori le palpitazioni del proprio cuore e onora la festa di Cupido soprattutto con le rose rosse. Solo che spesso, non controlla la provenienza o per risparmiare un po’ acquista mazzi cresciuti in serra, senza aver mai visto la luce del sole a migliaia di chilometri da qui. Mazzi, ci tiene a sottolineare il Presidente dei florovivaisti italiani, meno colorati, duraturi e autentici. Ossia all’opposto di come dovrebbe essere ogni amore che si rispetti. E noi raccogliamo il suo appello, sacrificando sull’altare della crisi, sia una certa diffidenza nei confronti di questa festa tanto “american”, sia il desiderio – se proprio festa dev’essere – di ricevere e scartare regali più concreti. Non per forza diamanti o pellicce…basterebbe una bella scatola di cioccolatini, seconda scelta degli innamorati, dopo i fiori secondo la Coldiretti. Non tutti infatti siamo come Concato che nelle “domeniche bestiali” al fianco della sua amata “ogni tanto mangia un fiore e lo confonde col suo amore”. I più hanno ben presente la differenza tra un petalo e una scaglia di cioccolato. E preferiscono la seconda. Al contempo però sanno aspettare: vada per i fiori il 14 febbraio, ma all’appuntamento successivo presentatevi con un bell’assortimento di cioccolata. A conferma che, quando si è innamorati, ogni giorno è buono per far festa.
Silvia Gusmano
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