Non solo frutta

Le castagne sono ricche di carboidrati complessi (amido) come i cereali, ed è per questo che non possono essere catalogate solo ed esclusivamente come frutta. Ricchissime di fibre, di potassio e di vitamine del gruppo B, per moltissimo tempo sono state il cibo predominante, povero ma altamente nutriente, per gli abitanti degli Appennini durante l’autunno e non solo. Negli ultimi anni sono diventate sempre più rare a causa di un insetto killer, che ne sta minando la sopravvivenza. L’insetto viene dalla Cina, ed è un parassita che attacca gli alberi di castagno impedendo la fruttificazione. La battaglia contro questo parassita è appena iniziata e ci vorranno almeno quattro anni per debbellarlo. A lanciare l’allarme è stata la Coldiretti, dando le cifre delle regioni più colpite, dalla Campania al Lazio, dalla Toscana all’Emilia Romagna ma anche Calabria, Veneto, Piemonte e Lombardia. Un duro colpo per l’Italia che è leader europea nella produzione di castagne. Certamente non ne avevamo bisogno! Speriamo che non finisca come per le palme, colpite dal punteruolo rosso,  che abbiamo visto morire una ad una lungo le nostre coste.
L’importazione di questi  insetti, forse in tempi di globalizzazione non si può evitare, ma dalla Cina continuano ad arrivare numerosissimi prodotti a rischio -alcuni, ancora troppo pochi, sono bloccati dall’Unione europea- : alimenti che da materie prime di scarsa qualità contengono sostanze cancerogene e dannose per il fegato, i falsi giocattoli che sono pieni di sostanze tossiche, gli indumenti colorati con sostanze nocive …  Il consumatore in proposito può far poco, ma è bene che a quel poco non rinunci: controlliamo sempre, quando è possibile, la filiera produttiva e la provenienza di ciò che acquistiamo.
Ivana Santomo
per approfondire, vi riportiamo anche questo articolo scritto da Luisa Barberis (Articolo tratto da Il Secolo XIX del 14/10/2012)

L’insetto killer che uccide le castagne “Slow food”

C’erano una volta le casta­gne. Ora rischiano di diventare rare come tartufi. Il 2012 sarà ricordato come l’anno nero per il mondo che ruota intorno alla raccolta e trasfor­mazione delle castagne del presidio Slow Food ligure della Valbormida. Nonostante il clima sia stato perfetto, nei boschi non sono nati i prelibati frutti: quest’anno si riuscirà a raccogliere un solo quintale di castagne contro i 40 degli ultimi due anni e addirittura gli 80 quintali delle stagioni eccezionali, è colpa del cinipide, un insetto originario della Cina, che per effetto della globalizzazione è arrivato in Italia e, a piccoli passi, ha distrutto tutte le gemme dei castagni locali minando una produzione di nicchia per la Valbormida che aveva consentito a produttori e trasformatori di dar vita al presidio Slow Food della castagna essiccata nei tecci di Murialdo e Calizzano.
«Non si ricorda un anno così drammatico. Possono capitare stagioni di magra, nel 1977 a causa della siccità era successo che non ci fossero frutti, ma per la prima volta, in una tradizione che nelle famiglie valbormidesi si tramanda da 200 anni, quest’autunno verrà acceso un solo essiccatoio dei sette esistenti perché mancano le castagne» spiega  Luca Ghisolfo, responsabile della cooperativa “Il leccio” che dal 2002 gestisce il presidio. «La situazione è tragica: mi basta dire che quest’anno non andremo al Salone del gusto, la vetrina regina delle manifestazioni di settore, perché non abbiamo il prodotto e, senza la nostra eccellenza, abbiamo deciso di saltare l’appuntamento. Rinunciamo alla riunione globale di Terra Madre dove tutto il mondo dei produttori si riunisce per confrontarsi. Ormai abbiamo finito anche le scorte di castagne: restano solo biscotti e confettura che però andremo presto a finire».
Per combattere la malattia sono stati fatti numerosi lanci di una sostanza antagonista al cinipide ma, per far sì che la cura possa essere efficace, far guarire le piante e consentir loro di ritornare a produrre castagne, occorrerà aspettare almeno 4 o 5 anni. Uno stop lunghissimo che mette a dura prova la continuità della tradizione. Il rischio è che il presidio di Calizzano e Murialdo ne possa soffrire.
«Quest’anno il presidio Slow Food compie 10 anni, avremmo voluto festeggiare in grande stile e invece non è possibile: alle prossime feste addirittura faremo girare la macchina a vuoto perché non abbiamo più castagne per simulare la battitura e promuovere l’attività – aggiunge Ghisolfo – sapevamo il cinipide aveva danneggiato pesantemente i nostri boschi, ma non ci aspettavamo un anno così nero, è la natura, fa il suo corso e va accettata. Noi però non buttiamo la spugna: chiedo che ogni primavera vengano fatti nuovi lanci e che la situazione possa esser stabilizzata in modo da far ripartire la produzione. Sarebbe un peccato perdere una tradizione così radicata in Valbormida». Per evitare di perder la tradizione il presidio è impegnato in un’importante opera di divulgazione che vede protagonisti i bambini: vengono portati nei boschi per una giornata all’insegna della castagna. Ai piccoli viene raccontata la vita di un tempo, si mostrano i seccatoi e l’arte di fare i cestini e si affida alla loro memoria arte e cultura valbormidese. L’altra faccia della medaglia è quella che riguarda il mercato: le poche castagne in vendita hanno raggiunto prezzi record, anche 3,50 euro al chilogrammo contro i 40 o 50 centesimi degli anni passati. Un sacchetto acquistate sulle varie feste può costare dai 3 ai 5 euro. L’invito ai consumatori è rivolgersi a venditori di fiducia. «Per tutelare il commercio occorre che i prodotti in vendita siamo almeno sani – chiude Ghisolfo – In anni così duri io sono per una scelta più drastica: regalare le castagne visto che non si può garantire la nostra qualità».

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