Archivi del mese: maggio 2012

Chi mangia bio si sente dio?

Chi mangia biologico tende a sviluppare un atteggiamento ipercritico nei confronti degli altri. E si sente anche un po’  superiore.  Questo risultato di fondamentale rilevanza accademica, è frutto di una ricerca condotta dalla Loyola University di New Orleans ed è stato diffuso dalla rivista Social Psychological and Personality Science. Secondo gli autori di questo studio le persone che mangiano bio tendono a giudicare i comportamenti altrui in maniera più severa, atteggiamento che li rende potenzialmente antipatici. Lo stesso vale per vegetariani, vegani e simili. La ricerca ha coinvolto 60 partecipanti, divisi in 3 gruppi, cui sono state mostrate immagini varie di alimenti: al primo gruppo foto di cibi bio, come spinaci e mele; al secondo biscotti e cioccolata, al terzo riso o altre vettovaglie poco salutari.
Subito dopo i partecipanti hanno dovuto esprimere la propria opinione su una serie di vignette che mostravano comportamenti immorali e trasgressioni di ogni genere. I più severi nel giudizio si sono rivelati proprio i poverini che si erano sorbiti precedentemente le immagini bio. Non stupisce, che dopo una foto sequenza di cavoli e biete, il loro animo un po’ intristito, abbia dimostrato poca comprensione nei confronti dei divertimenti altrui. E soprattutto non stupisce che questa ricerca sia un prodotto dell’America, madre orgogliosa del cibo spazzatura e mangiona priva in generale di ogni cultura, sensibilità e tradizione in tema di buon gusto . Stupisce al contrario che a una simile ricerca, condotta con simili criteri, sia riconosciuta una qualche validità scientifica. Anche se…forse più d’uno si troverà d’accordo. Tra i commenti alla notizia postata ieri sulla pagina Facebook della trasmissione di Radio2 Decanter, accanto alla significativa foto di Maurizio Belpietro, si legge:  “Vegetariani e fanatici Bio risultano antipatici se li devi invitare a cena o a pranzo. Che preparo? Gli piacerà? Sarà di suo gusto? Che rottura!”. Il problema esiste perché salutisti, “solo-bio”e  vegetariani sono sempre più numerosi  e non a caso questa settimana madamaricetta propone un menù a base di verdure. Nella convinzione che la tavola è bella perché varia.
Silvia Gusmano
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Sarah Zuhra Lukanic (Roma)


Mi chiamo Sarah Zuhra Lukanic e Madama Ricetta mi ospita come una corrispondente intrusa. Sapete che nelle feste c’è solitamente un ospite imbucato. Ecco, cercherò di essere uno di questi. Una specie di Principe Giovanelli della situazione. Sarò la vostra Madama Lukas. Tutta l’esistenza l’ho passata come un contenitore delle storie altrui, qui sarò un contenitore delle ricette altrui. Per ben sedici anni ho lavorato come sommelier, bar woman e barista. Ho lavorato anche alla Buvette della Camera e del Senato. Ho trovato un compagno che cucina meglio di me, quindi mi limitò ad accostare l’abbinamento giusto. Sono mamma e scrivo. Cercherò di regalarvi qualche bella ricetta dalla cucina delle mie amiche poete in giro per il mondo (www.compagniadellepoete.com).  
Per cominciare ho deciso di donarvi una ricetta di una mia amica triestina di adozione e nativa di Bombay, Laila Wadia (  http://collettivoalma.wordpress.com/).

Lezioni di biryani a Bruxelles
Un paio d’anni fa mi ritrovai nel cuore dell’Europa alla ricerca di un quotidiano italiano. Entrai  in un negozio gestito da una famiglia pakistana e volti e odori famigliari mi spinsero a rivolgermi al gestore con un “salam alaikum”, rivelando però subito dopo le mie origini indiane.
L’uomo mi squadrò e non esitò a rimproverarmi: “Ci sono differenze tra di noi, sorella? Non parliamo forse la stessa lingua, non mangiamo forse lo stesso cibo, non abbiamo in comune millenni di storia prima che una mano straniera arrogante ci dividesse in due nazioni soffiando sulla insicurezze della gente? Perché mi riveli la tua religione ancora prima del tuo nome?”
Scusandomi mille volte, cercai di spiegargli che il senso della mia attività da scrittrice era proprio quella di abbattere i pregiudizi, ma l’uomo non sembrò crederci molto. E proprio come il suo rimprovero era nettamente orientale – pronunciata a voce bassa, punteggiato da lemmi colti e scanditi come una poesia – la sua fermezza fu irremovibile come gli Himalaya. “L’avrei invitata a condividere il biryani che ha preparato mia moglie per pranzo,” continuò l’uomo. “Un piatto fatto con ingredienti provenienti da ogni angolo della terra e tecniche di cottura che celebrano l’incontro di culture, ma visto che lei preferisce sottolineare le differenze, è meglio lasciare stare.”
Mentre mi allontanavo dal suo esercizio con la testa bassa, l’uomo mi chiese dove vivevo. “In Italia? Ah, ecco ora capisco tutto. Da figlia del Mahatma Gandhi forse sei diventata figlia di Bossi.”
Ogni volta che mangio il biryani rammento quel mio errore e penso alle parole sagge di quel fratello edicolante di Bruxelles. Forse sbaglia ora il Prof. Sartori a  citare (nel suo articolo “Diritti e doveri degli italiani a tempo” sul Corriere della Sera) l’esempio del voto disgiunto tra mussulmani e indù all’alba della spartizione dell’India come pietra di paragone per non concedere il voto agli immigrati in Italia? Un buon biryani aiuterebbe a fargli cambiare idea?

Biryani di pollo (dosi per 6 persone)

Ingredienti:
Per il pollo: 4 cucchiai di olio; 4 patate spelate a cubetti; 2 cipolle; 2 spicchi di aglio; 1/2 cucchiaino di curcuma, cumino in polvere, zenzero,  sale; 2 pomodori a pezzetti; 2 cucchiai d yoghurt; mezzo chilo di petto di  pollo tagliato a dadini
Per il riso: mezzo cucchiaino di zafferano, cardamomo, cannella, chiodi di garofano, zenzero; una cipolla; 250 g riso basmati.

Procedere prima a cucinare il pollo soffriggendo le cipolle e l’aglio con le spezie, aggiungendo il pomodoro e lo yoghurt fino a formare una crema densa. Salare a piacere. Aggiungere il pollo a dadini e allungare con un po’ di acqua se necessario. Cucinare 10 minuti. Il composto deve risultare abbastanza asciutto.
Per il riso: lavare bene il riso con acqua fredda e lasciare in ammollo per 10 minuti. Soffriggere le cipolle in poco olio. Aggiungere il sale e le spezie e infine il riso mescolando continuamente. Aggiungere due tazze di acqua e cucinare per 5 minuti. In una pirofila preparare degli strati alternando riso e pollo. Coprire con carta d’alluminio e infornare per 40 minuti.
Laila Wadia

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C’è vegetariano e vegetariano


Perché dico questo? Perché mi è capitato più di una volta che il vegetariano di turno condizionava tutti i presenti con la sua tolleranza-intolleranza verso i carnivori.
Gandhi, il vegetariano par excellence, precisamente vegano, diceva: “Bisogna che i vegetariani siano tolleranti se desiderano convertire gli altri al vegetarianismo. Adottate un po’ di umiltà”. Ecco, penso che anche a voi sia capitato che il vegetariano diventasse la star della serata. Se non è così siete stati davvero fortunati.
Sono vegetariana da tantissimi anni. Ero piccina e direi che non è stata una scelta religiosa. Neanche etica. Direi che ciò che mi ha allontanato dalla carne sia stato il suo odore forte. Ma per non rientrare anch’io nella categoria dei vegetariani di turno, salto l’approfondimento delle mie ragioni nell’abbracciare la fede vegetariana. Vi racconto un aneddoto che mi successe anni fa durante il corso di sommelier dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) all’Hotel Parco dei Principi di Roma. Durante l’ultima parte del corso, precisamente il terzo livello, quello che esaminava la metodologia dell’abbinamento cibo-vino, il relatore all’inizio del corso, camminando tra i banchi d’assaggio, chiese: “Alzi la mano chi di voi è vegetariano?”. Ero la sola. Allora i colleghi carnivori si spaccavano in due per farmi immaginare la succulenza, l’untuosità oppure la grassezza dei vari tipi di carne quando dovevo compilare la scheda dove si cerca di decidere il giusto abbinamento con il vino. I miei amici carnivori di banco erano assai umili.
Il termine vegetariano proviene dal latino vegetus, che significa sano. Ecco, anche questo a volte fa parte della confusione che ha  l’opinione collettiva nel far passare quel sano come vivere sano. Nella lunga lista dei vegetariani famosi troviamo, ad esempio,Tina Turner, Herman Hesse, John Lennon etc., ma direi che il loro vivere non è proprio un esempio di una vita immacolata. Fa piacere essere in compagnia del grande Enzo Maiorca, un vegetariano doc ed uno sportivo che con il suo corpo è entrato nella storia. Nella mia romantica immaginazione mi lascio incantare nel pensare che questo ammirevole siracusano è arrivato così lontano negli abissi, grazie anche al fatto che è vegetariano.
E mentre mia figlia piccola si gode il suo pollo che scrocchia, io serenamente mi mangio la mia patata. Ma non è bollente. Ecco perché sono convinta che c’è vegetariano e vegetariano. 
Sarah Zuhra Lukanic

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Menù vegetariano

SPIEDINI DI MELONE E FETA, SPAGHETTI AL RAGU’ DI BUFALA, INVOLTINI DI MELANZANE ALLA SICILIANA, CROK DI VERDURE MISTE, PANNA COTTA LEGGERA CON ZAFFERANO E CARDAMOMO 

SPIEDINI DI MELONE E FETA

ingredienti
½ melone 150g di feta un mazzetto di rucola

Sbucciate il melone e ricavate dei cubetti grandi al massimo 1,5cm di lato, tagliate la feta a cubetti della stessa dimensione. Prendete un cubetto di feta incartatelo con una foglia di rucola e formate una spiedino con due cubetti di melone posti alle estremità e un cubetto di feta al centro. Prendete un piatto da portata, mettete sotto un po’ della rucola rimasta sul fondo e adagiate sopra gli spiedini.

 SPAGHETTI AL RAGU’ DI BUFALA

ingredienti per 4 persone
350g di spaghetti
una mozzarella di bufala (circa 200g)
50 g di ricotta
50ml di panna o latte
due cucchiai di parmigiano
400g di pelati
basilico, scalogno, un pizzico di zucchero, olio evo, sale e pepe bianco

Preparate un sugo molto ristretto: fate rosolare lo scalogno in poco olio, aggiungere i pelati frullati al mixer, il sale e un pizzico di zucchero, quando è ben densa (per avere una salsa densa occorre a metà cottura, abbassare il fuoco e girarla spesso) aggiungete il basilico e spegnete. Prendete metà della mozzarella di bufala e mettetela al mixer con il parmigiano, la ricotta, la panna, il pepe bianco (dovete ottenere una crema, quindi se necessario aggiungere qualche goccia di latte). Tagliate a piccoli cubetti la mozzarella rimasta, o passatela al mixer. Lessate la pasta la conditela con il sugo di pomodoro. Prendete 4 piatti piani versate a specchio la salsa bianca di bufala e adagiate al centro gli spaghetti. Finite con la bufala a pezzetti e una foglia di basilico.

INVOLTINI DI MELANZANE ALLA SICILIANA

ingredienti per 4 persone
due melanzane medie
4 cucchiai di pangrattato
un cucchiaio di uvetta piccola
un cucchiaio di pinoli
due cucchiai di parmigiano
100g di caciocavallo
400g di pelati
basilico, scalogno, un pizzico di zucchero, olio evo, sale e pepe

Mettete  l’uvetta in un bicchierino di acqua tiepida. Lavate e tagliate le melanzane a fette di circa 6 mm, metteteci del sale e lasciate riposare per mezz’ora.  Sciacquatele in acqua e strizzatele. Prendete una teglia e  mettete la carta forno, adagiate le melanzane una ad una, irroratele con un filo d’olio e passatele in forno per 15 minuti a 200°.
Nel frattempo versate due cucchiai d’olio in una padella e tostate il pan grattato per 2/3 minuti, aggiungete l’uvetta strizzata ed i pinoli, fate cuocere per 3/4 minuti. Spegnete, togliete dal fuoco ed aggiungete 4 cucchiai di salsa di pomodoro, il cacio cavallo ridotto a cubetti, il parmigiano, il basilico tritato.
Tirate fuori le melanzane dal forno e ponete su ogni melanzana un cucchiaio del composto, richiudete le fette formando un  involtino. Prendete una padella mettete due cucchiai di sugo di pomodoro nel fondo, adagiatevi sopra gli involtini e mettete il sugo di pomodoro rimasto su ogni involtino. Mettete un coperchio sulla padella e scaldate per 4 minuti prima di servire a fuoco basso (questi involtini possono essere scaldati in forno invece che in padella) .

CROK DI VERDURE MISTE

 ingredienti per 4 persone
400 g di patate
200 g di fagiolini
4 scalogni
20 g di funghi secchi
1 fetta di pane casereccio
5 uova
6 cucchiai di latte
3 cucchiai di olio di oliva extra vergine
½ cucchiaino di erbe aromatiche miste
sale
pepe

Mettete a bagno i funghi in acqua tiepida e il pane nel latte, sbriciolandolo con le mani fino a farlo diventare una poltiglia. Sbucciate le patate e gli scalogni, pulite i fagiolini. Lavate le verdure e passate la mixer insieme ai funghi strizzati. Versate i tre cucchiai d’olio in una padella grande e metteteci le verdure tritate. Coprite la padella e fate cuocere per 20 minuti, girando di tanto in tanto. Verso la fine aggiungete il sale, il pepe e le erbe aromatiche. Rimestate e spegnete. Sbattete le uova con sale e pepe e unite il pane con il latte. A questo punto potete scegliere o rovesciate il tutto sopra le verdure e cuocete la frittata in padella, girandola una volta, oppure mettere tutto in una teglia da forno unta sul fondo, spolverate di pangrattato e irrorate con un filo d’olio, ed infornate per 20 minuti.

PANNA COTTA LEGGERA CON ZAFFERANO E CARDAMOMO

 ingredienti per 4 persone
300 ml di latte
250 ml di panna
70 g di zucchero
4 capsule di cardamomo o del cardamomo in polvere
3 fogli di gelatina per dolci
1 cucchiaino di zafferano o in pistilli
pistacchi

Versate in una casseruola 350 ml latte, la panna, lo zucchero; portate a bollore e levate dal fuoco. Unite quindi i pistilli di zafferano delicatamente pestati (oppure una bustina di zafferano) e i semi contenuti nelle capsule di cardamomo. Lasciate riposare per 15 minuti e poi filtrate e togliete le spezie (se optate per le spezie in polvere mettete le spezie in un bicchierino ed aggiungete il latte/panna caldi un cucchiaino alla volta, per non formare grumi, e poi versatele nel restante latte/panna caldi. In questo caso non c’è bisogno di filtrarli). Nel frattempo mettete  nei restanti 50 ml di latte i fogli di gelatina. Quando saranno ammorbiditi uniteli al composto filtrato e rimettete sul fuoco mescolando sempre fino a quando non ricomincia il bollore, spegnete e lasciate intiepidire. Prendete 4 stampini  (se volete facilitarvi per sformali, una volta raffreddati, foderateli con la pellicola trasparente) e versatevi il composto. Metteteli in frigo per almeno 4 ore (se volete, potete preparare questo dessert anche il giorno prima). Tirateli fuori dal frigo e capovolgete gli stampini nei piattini e decoratele coi pistacchi tritati.

 LA SPESA
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premesso che in casa abbiamo: basilico, scalogno, un pizzico di zucchero, olio evo, sale e pepe, 1 fetta di pane casereccio, 4 cucchiai di pangrattato

compriamo:
½  melone
un mazzetto di rucola
due melanzane medie
400 g di patate
200 g di fagiolini
4 scalogni
20 g di funghi secchi
pistacchi
150g di feta
350g di spaghetti
una mozzarella di bufala (circa 200g)
50 g di ricotta
mezzo litro di latte
50g di parmigiano
250 ml di panna
800 g di pelati
un cucchiaio di uvetta piccola
un cucchiaio di pinoli
100g di caciocavallo
5 uova
½ cucchiaino di erbe aromatiche miste
70 g di zucchero
4 capsule di cardamomo o del cardamomo in polvere
3 fogli di gelatina per dolci
1 cucchiaino di zafferano

TABELLA DI MARCIA

Questo sembra un menù complesso, invece è semplice e veloce. Moltissime pietanze possono essere preparate il giorno prima, questo permetterà di realizzare la cena il giorno successivo in un’ora e con tutta calma.
Il  giorno prima fate il sugo di pomodoro. Vi servirà per la pasta e per gli involtini di melanzane. Ovviamente fatelo tutto insieme, ma tirate via metà del sugo (un po’ più lento che vi servirà per gli involtini, e lasciate addensare l’altra metà che vi servirà per gli spaghetti). Potete preparare gli involtini di melanzane, in questo caso conservateli in un piatto (coperto con pellicola trasparente) senza aggiungere il sugo sopra e metteteli in frigo (il sugo lo aggiungerete il giorno dopo, prima di scaldarli). Potete preparare la panna cotta e conservarla in frigo. Tritate i pistacchi e conservateli in un contenitore chiuso. A questo punto il grosso del lavoro è fatto.
La sera della cena, un ora prima preparate le verdure per la frittata, e fatele cuocere, nel frattempo potete preparare la crema di bufala e tritare la restante mozzarella di bufala. Mettete le uova nelle verdure e cuocete la frittata. Sbucciate il melone e tagliatelo a cubetti, fate lo stesso con la feta e preparate gli spiedini. Mettete su l’acqua per la pasta. Mettete il sugo sugli involtini per scaldarli e il gioco è fatto. (Se decidete di cuocere la frittata in forno fate lo stesso con gli involtini di melanzane, questo terrà il vostro piano cottura sgombro). 

Lo sapevi?

C’è vegetariano e vegetariano


Perché dico questo? Perché mi è capitato più di una volta che il vegetariano di turno condizionava tutti i presenti con la sua tolleranza-intolleranza verso i carnivori.
Gandhi, il vegetariano par excellence, precisamente vegano, diceva: “Bisogna che i vegetariani siano tolleranti se desiderano convertire gli altri al vegetarianismo. Adottate un po’ di umiltà”. Ecco, penso che anche a voi sia capitato che il vegetariano diventasse la star della serata. Se non è così siete stati davvero fortunati.
Sono vegetariana da tantissimi anni. Ero piccina e direi che non è stata una scelta religiosa. Neanche etica. Direi che ciò che mi ha allontanato dalla carne sia stato il suo odore forte. Ma per non rientrare anch’io nella categoria dei vegetariani di turno, salto l’approfondimento delle mie ragioni nell’abbracciare la fede vegetariana. Vi racconto un aneddoto che mi successe anni fa durante il corso di sommelier dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) all’Hotel Parco dei Principi di Roma. Durante l’ultima parte del corso, precisamente il terzo livello, quello che esaminava la metodologia dell’abbinamento cibo-vino, il relatore all’inizio del corso, camminando tra i banchi d’assaggio, chiese: “Alzi la mano chi di voi è vegetariano?”. Ero la sola. Allora i colleghi carnivori si spaccavano in due per farmi immaginare la succulenza, l’untuosità oppure la grassezza dei vari tipi di carne quando dovevo compilare la scheda dove si cerca di decidere il giusto abbinamento con il vino. I miei amici carnivori di banco erano assai umili.
Il termine vegetariano proviene dal latino vegetus, che significa sano. Ecco, anche questo a volte fa parte della confusione che ha  l’opinione collettiva nel far passare quel sano come vivere sano. Nella lunga lista dei vegetariani famosi troviamo, ad esempio,Tina Turner, Herman Hesse, John Lennon etc., ma direi che il loro vivere non è proprio un esempio di una vita immacolata. Fa piacere essere in compagnia del grande Enzo Maiorca, un vegetariano doc ed uno sportivo che con il suo corpo è entrato nella storia. Nella mia romantica immaginazione mi lascio incantare nel pensare che questo ammirevole siracusano è arrivato così lontano negli abissi, grazie anche al fatto che è vegetariano.
E mentre mia figlia piccola si gode il suo pollo che scrocchia, io serenamente mi mangio la mia patata. Ma non è bollente. Ecco perché sono convinta che c’è vegetariano e vegetariano.
Sarah Zuhra Lukanic

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Siamo ancora noi “questo piatto di grano”?

Perché De Gregori, cantautore simbolo della generazione che sognava di cambiare il mondo, ha venduto una delle sue creazioni più felici al Monte dei Paschi di Siena, banca sotto inchiesta per aggiottaggio con un buco in cassa di oltre otto miliardi di euro? Per soldi, immaginiamo. E se stupirsi è banale, incazzarsi è lecito. “La Storia”, canzone mito dell’artista romano, è la colonna sonora dell’ultima pubblicità televisiva del Monte dei Fiaschi, un’autocelebrazione dai toni patriottici che fa il paio con una recente campagna di Unicredit in versione Caritas (“se sentite il bisogno di azioni concrete, aiutateci”). Umiliata, offesa, prostituita. E, soprattutto, sfigurata alle orecchie di quanti l’hanno cantata sulla spiaggia intorno al falò, davanti alla scuola appena  occupata, ai concerti-evento che hanno segnato la loro crescita.  Sempre credendo fortemente nel suo messaggio e nella responsabilità individuale che comporta: “la storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”. S.G.

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Brava Lucianina!

Plausi e complimenti a Luciana Littizzetto per il suo secondo show a “Quello  che (non) ho”. Durante la prima puntata della trasmissione firmata Fazio-Saviano, la comica torinese è stata molto deludente, sciorinando, intorno alla parola donna, una serie di osservazioni banali e battute pesanti. La sera seguente, tuttavia, si è ampiamente riscattata, sebbene il termine scelto fosse di gran lunga meno nobile: “stronzo”. Tra gli stronzi patentati portati a titolo di esempio, tra la Santanchè, Lavitola e quelli che chiedono “con o senza fattura?”, la Littizzetto ha additato un manipolo di mamme inglesi contrarie alla presenza di una conduttrice senza un braccio in un programma tv per bambini. Sacrosanta la condanna di Luciana e lodevole la sua scelta di portare, almeno per una volta, il tema dell’handicap alla ribalta della prima serata, ma ancor più giusto il suo messaggio di fondo:  neanche da noi, si vedono presentatori, starlette o comici con qualche handicap (al massimo qualche concorrente dato malamente in pasto alla morbosità collettiva): saremo mica un po’ stronzi anche noi? S.G.

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L’odore di bruciato

La notizia che una cicca mal spenta in un ufficio della Camera ha generato un falso allarme incendio, allertando per qualche minuto i passeggiatori del Transatlantico e i pompieri di Palazzo, ha campeggiato per ore sull’home page di tutti i principali quotidiani. Per quale motivo? “Perché proprio laddove si fanno le leggi, tra cui il divieto di fumo nei luoghi pubblici, le leggi si violano” hanno scritto in molti con indignazione. Eppure c’è dell’altro. C’è che la puzza di bruciato forte, insistente e continua che dalle stanze del potere si propaga nel Paese, genera in tutti noi un continuo stato d’ansia. Forse fino a qualche tempo fa la notizia in questione non sarebbe nemmeno stata riportata, ma oggi si teme, da un momento all’altro, il divampare dell’incendio, l’attentato eclatante, l’andata in fumo della nostra democrazia. Oggi si vive perennemente sui carboni ardenti e neanche questa, ahinoi, è più una notizia.  S.G.

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Crostata di carote

Ingredienti:

PASTA FROLLA
300 g farina
150 zucchero
150 burro
1 uovo e 2 tuorli
1 cucchiaino di lievito vanigliato
RIPIENO
230g carote
250g marmellata di arance
200g zucchero
50g mandorle senza buccia
10 amaretti
1 limone
3 uova
zucchero a velo
Preparare la pasta frolla e stenderla su una tortiera facendo anche il bordo (di solito avanza un po’ di pasta frolla perfetta per fare qualche biscotto!). Raschiare, lavare e grattugiare finemente le carote. Sbattere per un minuto un uovo intero e due tuorli con lo zucchero, tenendo da parte gli albumi. Mescolare le carote grattugiate, le mandorle tritate e la scorza di limone grattugiata alle uova. Spalmare il fondo della tortiera con la marmellata di arance, poi sbriciolare sopra gli amaretti. Montare a neve ben ferma i 2 albumi tenuti da parte e mescolare delicatamente il composto di carote (mescolare con una forchetta dall’alto verso il basso). Riempire la crostata con quanto preparato, livellare la superficie e cuocere nel forno a 180° per circa 25 minuti. Sfornare e lasciare intiepidire, quindi spolverizzare di zucchero a velo.
Maria Novella Pulieri

 

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Menù di primavera sul filo di zucchine e menta

BRUSCHETTE CALDO FREDDO, LA PRIMAVERA NEL RISO, POLPETTINE DI SALSICCIA CON SALSA ZUCCHINE E ZENZERO, FINTO TIRAMISU’

 

BRUSCHETTE CALDO FREDDO

ingredienti per 4 persone
Pane toscano 4 fette
Zucchine genovesi 2
Carote 1
Pomodori pachino secchi 50 gr.
Pinoli tostati un cucchiaio
Menta un mazzetto
Limone 1
Peperoncino
Stracchino 150 gr.

Inizia grattugiando le zucchine e le carote, metti i pomodorini secchi in acqua tiepida per circa 5 minuti, poi strizzali bene e tritali, in una padellina antiaderente tosta i pinoli ed  infine riunisci tutti gli ingredienti in una terrina, aggiungi la menta tritata e la scorza di limone grattugiata, un filo di olio, un pizzico di peperoncino e fai riposare il composto. Intanto spalma uno strato di stracchino sulle fette di pane (se le fette sono troppo grandi puoi farle a metà) e farle gratinare in forno a 250°  per qualche minuto, tirale fuori, aggiungi una cucchiaiata del composto di zucchine e servi. Se vuoi puoi dare sulle bruschette un giro di aceto balsamico.

LA PRIMAVERA NEL RISO
ingredienti per 4 persone
Riso Carnaroli 500gr.
Carote 2
Zucchine genovesi 2
Fragoloni una vaschetta
Prosecco ½ bicchiere
Limone 1
Menta fresca un mazzetto
Stracchino 2 cucchiai
Alloro 2 foglie
Cipollotto 1
Olio, sale e pepe q.b.

Inizia grattugiando le zucchine e le carote, metti i pomodorini secchi in acqua tiepida per circa 5 minuti, poi strizzali bene e tritali, (volendo puoi fare un poco di composto in più ed utilizzarlo sia per le bruschette che per il riso) , riunisci tutti gli ingredienti in una terrina, aggiungi la menta tritata e la scorza di limone grattugiata, un filo d’olio ed un pizzico di peperoncino e lascia riposare il composto.
Intanto metti a bollire dell’acqua con una pezzetto di scorza di limone (solo il giallo), 2 foglie di alloro ed un poco di sale grosso, questo sarà il brodo vegetale che userai per fare il risotto.
In una larga padella fai rosolare un cipollotto affettato finemente, aggiungi il riso, fallo tostare e sfuma con il prosecco, procedi alla cottura del riso aggiungendo poco alla volta il brodo precedentemente preparato.
Quando il risotto è quasi cotto, aggiungi il composto di zucchine, fai mantecare sul fuoco per qualche minuto e spegni . A questo punto unisci al riso, le fragole tagliate a piccoli pezzetti, le 2 cucchiaiate di stracchino, una grattugiata di scorza di limone, un poco di menta tritata ed un giro di pepe nero.

POLPETTINE DI SALSICCIA CON SALSA ZUCCHINE E ZENZERO

ingredienti per 4 persone
Salsiccia 500 gr.
Semi di finocchio qualche pizzico
Limone 1
Cipollotto 1
Zucchine genovesi  2 o 3
Zenzero
Menta fresca
Olio evo
Sale q.b.
Pepe nero q.b.
Procedi  mescolando in una terrina  la salsiccia privata del suo budello, il succo del limone, le foglioline di menta tritate ed  i semi di finocchio precedentemente tostati, fai delle piccole polpettine e friggile in olio di arachidi.
Disponile su della carta assorbente.
Per la salsina di zucchine e zenzero: in una padella  affetta finemente il cipollotto e stufalo con olio,  un poco di acqua,  la scorza del limone intera che poi toglierai, una abbondante grattugiata di zenzero e le zucchine (solo il verde) tagliate a piccoli dadini. Dopo un paio di minuti di cottura, aggiusta di sale e pepe e passa il preparato al mixer.
Nel piatto disponi le polpettine ed una piccola quantità di salsina per intingerle.

FINTO TIRAMISU’ingredienti per 4 persone
Yogurt greco 250 gr
Formaggio spalmabile tipo philadelphia 250 gr.
Limone 1
Menta fresca qualche foglia
Zucchero semolato 150 gr.
Biscotti al cioccolato
Limoncello 5/6 cucchiai
Cacao amaro
Inizia amalgamando con una forchetta  lo yogurt con il formaggio, la scorza di limone grattugiata e lo zucchero e per ultimo aggiungi le foglioline di menta tagliuzzata.
In un contenitore basso e largo fai uno strato di biscotti, moderatamente inzuppati in una  soluzione di limoncello e acqua in pari quantità, e ricopri con la crema di yogurt, ripeti l’operazione 2 volte.
Infine cospargi tutta la superficie del dolce con abbondante cacao amaro e metti in frigo per un paio d’ore. Al momento di servire decora con foglioline di menta. La ricetta si presta anche alla preparazione in monoporzione.

LA SPESA
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premesso che in casa abbiamo:
Pane toscano 4 fette, Peperoncino, Alloro 2 foglie Olio, Zucchero, sale e pepe

compriamo:
Pinoli tostati un cucchiaio
Stracchino 200 gr.
Riso Carnaroli 500gr
Salsiccia 500 gr.
Yogurt greco 250 gr.
Formaggio spalmabile tipo philadelphia 250 gr.
Biscotti al cioccolato
Limoncello 5/6 cucchiai
Prosecco ½ bicchiere
Cacao amaro
Menta due mazzetti
Zucchine genovesi 7
Carote 3
Limone 4
Pomodori pachino secchi 50 gr.
Fragoloni una vaschetta
Cipollotto 1
Semi di finocchio
qualche pizzico
Cipollotto 1
Zenzero

Ho ideato questo menù pensando alla primavera, e come si può pensare alla primavera e non pensare alla “Nascita di Venere” o alla “Primavera” del Botticelli, alle fisionomie eleganti e di  rarefatta bellezza , al gusto per la predominanza del disegno e della linea di contorno, alle forme sciolte, ai colori delicatamente intonati e al calore domestico delle figure sacre?
“Primavera” è, con la “Nascita di Venere”, l’opera più famosa  di Botticelli, il quale narra una bellissima  storia  utilizzando una superficie. Almeno per la Primavera pare assodato che fu commissionata da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.
L’opera è esposta a Firenze agli Uffizi ed è stata realizzata tra il 1475 ed il 1478 circa e con la sua allegoria  evoca l’incantevole bellezza della primavera in tutto il suo splendore.  Nello sfondo si vede Zefiro, vento dolce e delicato che vuole intrappolare la ninfa Clori, la quale fuggendo si trasforma in Flora, Dea della Primavera. Al centro si nota la Dea Venere sul cui capo vola il piccolo Cupido, Dio dell’Amore, che con l’arco scaglia le sue frecce intrise d’amore. Verso sinistra si scorgono dei personaggi in movimento, le Tre Grazie, che danzano leggiadre con accanto il Dio Mercurio intento a scacciare le nubi.
Cibo e arte, oppure cibo è arte?
Il successo di un piatto è sempre dovuto alla bontà delle materie prime e all’armonia dei suoi colori, all’alchimia dei suoi ingredienti ma anche alla volontà di non sconvolgerne le singolari essenze.
L’assonanza tra arte e gusto si riconduce sempre ad un’esplosione creativa che tradotta in cucina può essere foriera di nuovi gusti, specialmente quando riesce a coniugarsi con i sentori della tradizione.
Il piatto è quasi sempre una tavolozza e la tavola la sua magnifica tela.
Cecilia

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Prima colazione slow: nutrimento per lo spirito

Tutti sappiamo che la prima colazione è il pasto più importante della  giornata e quasi tutti lo saltiamo, lo trascuriamo o lo ingurgitiamo a tempo di record. Per vedere una famiglia italiana che si siede intorno al tavolo la mattina bisogna sorbirsi una pubblicità del Mulino Bianco. E questo è davvero un peccato. Una prima colazione come si deve, infatti, non solo ci dà la carica per l’intera giornata, a tutto vantaggio del rendimento scolastico/lavorativo e della salute, ma cosa ben più importante rifocilla  magnificamente lo spirito. 
Per quanto insonne possa essere stata la notte appena trascorsa, l’odore del caffè suona sempre come una promessa di tempi migliori. Quando vivevo da sola, la colazione era il momento del giornale sfogliato con calma,  delle migliori intenzioni da mettere nero su bianco nell’agenda, di un nuovo, più breve, conto alla rovescia per gli eventi clou della settimana. Il momento in cui tutto era possibile. Oggi, che le tazze a tavola sono tre, il pasto mattutino è dedicato alle chiacchiere allegre. Nessuno, al risveglio, ha voglia di discutere o di pensare alle bollette, il telefono tace, la tv è spenta. Tutte prerogative che mancano alla cena, quando a tavola facilmente si intromettono il telegiornale (o Un posto al Sole, lo confesso), il malumore dell’ufficio, le beghe domestiche, la stanchezza (e quindi il nervosismo) del piccoletto. E poi bisogna cucinare, apparecchiare, ripulire. Il piacere del pasto e della relazione umana che lo accompagna fa spesso i conti con la fatica dei gesti e con la pesantezza dello spirito.  
Ben venga allora l’iniziativa promossa in questi giorni a San Vittore Olona, nel milanese, dove nella scuola media Giosuè Carducci si insegna ai bambini e alle loro famiglie a fare colazione. Come? Offrendo un ricco buffet a base di latte e dolci e dando loro tutto il tempo per goderne. Risale a poche settimane fa, infatti, l’ultimo sondaggio (di Skuola.net) che rileva le difficoltà di apprendimento e di concentrazione degli studenti che al mattino digiunano (30 su 100) o bevono solo il caffelatte (la maggioranza). Dare la colpa alla fretta e al perenne ritardo che caratterizza l’inizio della giornata sarebbe ingiusto. È un problema di abitudini. Rinunciare a dieci minuti di sonno per cominciare con il piede giusto è uno sforzo possibile. In tanti altri Paesi,  prima di tutto in America che almeno in questo ci fa da maestra, la colazione è un passaggio irrinunciabile del rituale mattutino. In Nord Europa, spesso, si fa il pieno di energie a suon di salsicce, uova fritte e cetrioli sottaceto, mentre in Cina la parola colazione si traduce con “riso del mattino”. Anche da noi, sino a un secolo fa, non era molto diverso. Gli italiani, ancora in gran parte contadini, all’alba di sedevano a tavola per consumare un pasto completo, indispensabile ad affrontare le fatiche della terra. Poi è arrivata la Grande Guerra e le abitudini imposte ai militari al fronte (colazione a base di latte e pane, o gallette) sono diventate nazionali. Ricordo mio nonno, in vacanza al mare, che snobbava i biscotti e le marmellate di noi nipoti, per inzuppare nel suo caffelatte solo il pane .  Che goduria quelle colazioni estive, senza fretta, cariche di attesa per le spensierate ore a venire. Momenti fondanti delle mie relazioni familiari più felici. La mente, da poco risvegliata, era una tabula rasa aperta e ricettiva nell’incontro con l’altro, mentre lo spirito gioiva ancora per i sogni più belli. Ho rivissuto le stesse sensazioni poco tempo fa, leggendo un articolo di honestcooking.com, eccellente web food magazine che nella rubrica Sense Memory, definisce la colazione “confortante”: un rituale insostituibile che rafforza il nostro equilibrio personale e il rapporto con chi ci circonda.
Silvia Gusmano

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Madama Ricetta nasce all’ombra del Senato dall'alleanza di tre colleghe ... leggi la storia

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