Archivi del mese: dicembre 2012

ZUK E SPECK

ingredienti per 4 persone
500g di tagliolini freschi
3 zucchine
80g parmigiano
una cipolla
80 g di speck a fettine sottili
100g di pancetta affumicata
Basilico, sale, pepe, olio extravergine d’oliva
Prendere due zucchine e grattugiatele con una grattugia a fori grandi.

Tagliare finemente la cipolla e metterla in una padella capiente con l’olio, farla appassire lentamente senza farla bruciare (se necessario aggiungere qualche cucchiaio di acqua calda), quando è cotta bene, toglierne metà e metterla dentro al frullatore. Tagliare la pancetta a cubetti, unirla alle cipolla rimasta in padella, soffriggere, sfumare con due/tre cucchiai di vino bianco e aggiungere le zucchine grattugiate, far saltare a fuoco vivace per 2/3 minuti, aggiustare di sale e pepe (le zucchine devono restare croccanti). Mettere l’acqua per la pasta, quando bolle tuffarci la zucchina rimasta divisa in due o tre pezzi per 3/4 minuti. Toglierla e metterla nel frullatore insieme alla mezza cipolla, aggiungere, 4/5 foglie di basilico, due foglie di menta, un cucchiaio di parmigiano, 3 cucchiai d’olio e frullare, fino ad ottenere una salsa liscia e fluida (se serve aggiungete 2 cucchiai di acqua della pasta). Mettere giù i tagliolini, scolarli molto al dente e ripassarli in padella con le zucchine e lo speck. Nel frattempo su una padella antiaderente mettere le fettine sottili di speck fino che non saranno croccanti. Mettere in ogni piatto (usare un piatto piano) un po’ della salsa di zucchine sul fondo del piatto (battere con la mano sotto il piatto per far allargare bene la salsa) e poggiarvi sopra i tagliolini, finite con una spolverata di parmigiano, una fettina di speck croccante e una foglia di basilico.
Zuk e speck, è stata la prima ricetta che ho consigliato ad una mia collega, e da quel momento non me la sono più levata di torno. Tant’è che dopo qualche anno di richieste e ricette, ha deciso che era ora di aprire un sito con le mie ricette, per menù facili e veloci, www.madamaricetta.it. La ricetta mi era particolarmente cara, perché un giorno mia figlia, che fa la pasticcera, mi chiama e dice: “Mamma scendo a Roma con il mio chef, che dici se te lo porto a cena?” Il panico! Ma poi, un successone.
MadamaRicetta

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ARANCIA IN INSALATA

2 arance grandi
1 finocchio
10 olive nere
8 filetti d’acciuga
1 cipollina fresca
1 limone
olio, sale e pepe

Tagliare il finocchio sottile, sottile meglio se con la mandolina e metterlo in acqua acidulata con succo di limone. Sbucciare l’arancia a vivo togliendo tutta la parte bianca e tagliarla a fette. Comporre il piatto  mettendo al centro i finocchi scolati e conditi con olio, sale e pepe, tutt’intorno le fette di arancia, con sopra la cipollina tagliata sottile, le alici sgocciolate e sminuzzate e le olive nere. Irrorare con un filo d’olio.
L’insalata con le arance la faccio sempre quando non ho pensato all’antipasto. In inverno nel mio frigo non mancano mai le arance, e i finocchi (spezza-fame per la dieta).
MadamaRicetta

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DULCIS IN FUNDO? Bisogna preparasi dall’inizio.

Tra parenti e amici forse le vacanze natalizie ci regaleranno anche qualche seratina da dedicare al nostro lui o lei. Per un menù tutto eros e passione vi rimandiamo a San Valentino, per ora solo qualche suggerimento su cosa bisogna evitare per non rovinare un possibile successo in amore.  I cibi da schivare non sono pochi, partendo da aglio e cipolla, soprattutto se crudi, in questo possono esservi d’aiuto le ricette di Filippo La Mantia, che dell’assenza di questi due ingredienti, ne ha fatto un credo. Poi niente fagioli o legumi perché causa di effetti collaterali, non proprio gradevoli. Al bando minestrine e purè: sanno troppo di ospedale. Attenti anche alle ricette troppo salutiste, dalle insalatine di germogli di soia ai centrifugati rigorosamente bio, non sono molto romantiche. Escludete anche il fast-food, in contraddizione con una notte di amore che si spera slow. No ai cibi troppo pesanti o ricchi di grassi, provocano affaticamento al fegato e implicano una concentrazione di sangue al livello intestinale: ne abbiamo bisogno altrove. Stessa cosa per gli alcolici che solo in una prima fase e a piccole dosi danno eccitazione, ma nel momento clou sono di ostacolo. A questo punto concentratevi su piatti semplici e gustosi, curati nell’immagine ma senza esagerare. Meglio impiattare sempre la pietanza ha un effetto migliore all’occhio e non rischiate che il partner mangi troppo. Lasciatevi una portata da servire in un piatto per due da dove si possa spizzicare insieme, un antipasto, o una tagliata di frutta per chiudere. Curate l’atmosfera, aiutandovi con candele e una musica in sottofondo (attenti al volume, non deve disturbare un dialogo che può essere fatto a bassa voce). Dulcis in fundo: Il vino, scelto con cura e abbinato ai cibi (ma non bisogna bere troppo per evitare che una sbornia rovini la serata). Auguri a tutti per un incontro indimenticabile e un dopocena da mille e una notte!
Ivana Santomo

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Il tacchino sul tetto: analisi politica in chiave “proverbiale”

I proverbi sono frutto della saggezza popolare. È vero più che mai, se massime e aforismi vengono pescati direttamente dalla tavola o dalla pancia, ossia dalla quotidiana esperienza del mangiare. L’importante è pescare bene, senza eccedere (gettando troppa carne al fuoco), citare a sproposito (come cavoli a merenda) o prendere cantonate (vedi il “passerotto in mano e il tacchino sul tetto”). Nel mondo politico, si sa, il campione indiscusso di proverbi e metafore è Pierluigi Bersani, gallina vecchiotta che indubbiamente fa buon brodo (“Nel brodo – spiegava ieri Crozza imitandolo – mica ci si entra per far l’idromassaggio, ragazzi!). I detti popolari di matrice eno-gastronomica tuttavia non calzano a pennello solo al vincitore delle primarie. Al contrario, rivelano molto su numerosi suoi colleghi, a cominciare dallo sfidante sconfitto Matteo Renzi, che per risparmiarci “la solita minestra riscaldata”, ha bruciato le tappe della sua carriera politica, preferendo l’uovo di oggi alla gallina di domani, e ora è costretto a mangiar pane e cicoria (Rutelli docet). E che dire dell’altro “giovane leder”, Angelino Alfano, che dopo aver tolto le castagne dal fuoco al cavaliere nel momento del bisogno, adesso rischia di restare a bocca asciutta? D’altronde, la mancanza di coraggio si paga e chi dorme non piglia pesci. Menomale che c’è Giorgia Meloni a cercare un po’ di adrenalina nel Pdl, insistendo con l’idea delle primarie. Berlu non è contento: per lui, abituato ad avere la botte piena e la moglie ubriaca, le donne anche in politica sono solo piacevoli distrazioni. Certo se il cavaliere, anziché piangere in silenzio sul latte versato, si presenterà di nuovo come candidato premier della destra, siamo proprio alla frutta. Spunteranno come funghi nuovi Fiorito, Polverini, Formigoni e compagnia bella. La compagnia del “piatto ricco, mi ci ficco” che “quando arriva la minestra, non c’è più sinistra e destra” (Vincenzo Marucci, ex capogruppo Idv alla regione Lazio e accanito giocatore d’azzardo docet).  Ma non scadiamo nell’antipolitica. Esistono anche partiti che dopo il magna-magna, sembrano tornati sulla retta via. Vedi la lega di Bobo: niente più trote all’orizzonte e Bossi, rassegnato all’evidenza degli scandali durante la sue gestione, che ingoia il rospo (il diavolo, si sa, fa le pentole, ma non i coperchi). Di fatto però, l’ottimismo non ha molta ragion d’essere. Probabilmente il governo tecnico non arriverà a mangiare il panettone e la riforma della legge elettorale, tra chi la vuol cruda e chi la vuol cotta, rimarrà solo una chimera. Così tra un paio di mesi potremmo ritrovarci a votare col vecchio Porcellum metafora emblema dell’attuale classe dirigente. Amen. “A proposito di politica – diceva Totò – ci sarebbe qualcosa da mangiare?”
Silvia Gusmano

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Ciò che è buono non fa male…

Per i golosi è la notizia dell’anno: le patate fritte non fanno male. Chi non si è tormentato davanti ad un piatto di patate fritte, così buone e così caloriche? Per me erano di sicuro un tormento, quando da bambina, sempre grassottella, mi dicevano: “Cosa mangi? Pasta, nutella e patate fritte! Ti fanno male!” Capiamoci, privarsi di quel che ci piace non è mai una mossa troppo saggia, perché fiacca l’umore e di questi tempi non è proprio il caso. In soccorso arriva giustappunto la buona novella: le patate fritte non fanno male. A restituire il sorriso ai ghiottoni è una ricerca dell’Università di Napoli. Lo studio recupera  i famosi bastoncini dorati dal cibo spazzatura, definendoli addirittura prodotti nutrizionalmente ottimi. Basta cucinarle nel modo giusto. Le conclusioni della ricerca sulla gastronomia molecolare, coordinati dal professor Vincenzo Fogliano, attraverso gli esperimenti fatti negli ultimi mesi dimostrano che mentre vegetali come le melanzane o le zucchine possono assorbire fino al 30% di olio, le patate o le pizzette fritte solo il 5% . Le fritture con pastelle possono dunque essere importanti per ridurre l’assorbimento di olio. Nelle patate fritte, in particolare, dice il professor Fogliano «un ruolo fondamentale lo gioca l’amido che ‘sigilla’ il pezzo da friggere, riducendo l’assorbimento dell’olio». Per una frittura perfetta vi suggerisco il libro “friggere bene” (ed. Tecniche Nuove, pp. 144, euro 8,90),  un vademecum che sfata punto per punto tutti i pregiudizi sul tema, del quale vi riporto una sintesi pubblicata dall’espressonline nella rubrica food&wine (leggi la sintesi). E allora riappropriamoci di questo comfort food che fa bene all’umore. Non c’è nulla di meglio che sedersi davanti a una bella tavola imbandita quando sei giù di morale, l’essenziale e non trasformala in “antidepressivo” perché questo ci porterebbe ad esagerare. MODERAZIONE è sempre la parola d’ordine, MA POSITIVA!
Ivana Santomo

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La Frittura, dalla rubrica food&wine di espressonline

A suggerire un vademecum per una frittura doce sono l’oleologo Luigi Caricato e lo chef Giuseppe Capano che, nel libro Friggere bene (ed. Tecniche Nuove, pp. 144, euro 8,90), sfatano punto per punto tutti i pregiudizi sul tema e suggeriscono ricette da friggitrice e padella.
La frittura più affidabile, a giudizio degli autori, è quella casalinga, a patto però che la si esegua osservando tutti i passaggi scaccia brutte sorprese. Seguono nella mini classifica le fritture industriali, anche se qui il limite sta nell’impiego prevalente di oli di semi, meno adatti alle alte temperature. Al terzo posto si collocano le fritture praticate nella maggior parte dei ristoranti, rei – afferma Luigi Caricato – del malcostume del riutilizzo esasperato degli oli, quando sono da considerarsi a tutti gli effetti esausti e possono sviluppare tossine. Sarebbe perciò molto utile – suggerisce – sensibilizzare i ristoratori alle tecnologie alimentari, così da non commettere più errori nella scelta dei liquidi da frittura.
Il top, secondo l’oleologo, è friggere con l’olio extravergine d’oliva perché ha una migliore resistenza alle alte temperature e più antiossidanti che fanno la differenza. Poi l’olio d’oliva, e dopo i grassi animali: strutto e burro. La ‘crosticina’ tanto gustosa, si legge nel volumetto, è un buon salvacondotto anti-colesterolo: evita ai grassi di cottura di impregnare il cibo. Ecco perché la frittura non croccante, oltre che meno piacevole in bocca, è anche più pesante. Importanti anche i tempi ai fornelli: “Un fritto è paradossalmente più sano di un ragù – sostiene Caricato – perché questo condimento è sottoposto a temperature estreme per un periodo maggiore”.
Friggere correttamente – cioè con olio di qualità e cambiandolo spesso – fa bene alla salute conclude Caricato, nell’osservare che ciò può comportare una lieve maggiorazione dei costi, ma la buona salute è un investimento sul futuro da non sottovalutare e, nel caso dei ristoranti, un modo di fidelizzare la clientela.
A parte però le cattive abitudini, noi italiani siamo maestri della frittura, tanto che anche la famosa tempura – importata dal Sol Levante – sarebbe stata insegnata ai giapponesi dai nostrani monaci gesuiti: deriva infatti dal latino tèmpora, ossia il tempo quaresimale. Nel periodo cioè in cui non si potevano mangiare carni né utilizzare grassi animali in cottura, si era trovato un modo per cucinare in modo gustoso continuando a mangiare ‘di magro’, immergendo pezzetti di pesce e verdure in diverse pastelle – farina, rosso d´uovo, acqua ghiacciata, vino bianco, birra – e cuocendo in abbondante extravergine bollente.
Ottima per il palato, la frittura è però il terrore per i forzati delle diete dimagranti e per i salutisti. Allora? Evitarla del tutto? “Non va demonizzata, basta farne un uso moderato – rassicura il medico nutrizionista Pierluigi Rossi – perché come dice un vecchio adagio è la dose che fa il veleno. Se piace, allora una volta ogni tanto concedersi un sano fritto non è così grave. Basta scegliere l’ olio giusto: al primo posto l’extravergine che ha un elevatissimo punto di fumo (ossia il grado in cui l’olio passa dallo stato liquido al gassoso producendo i dannosi perossidi e radicali liberi); poi quelli di semi, ma sempre monoseme, in primis di vinacciolo e poi di arachidi”. Un suggerimento per una migliore digeribilità? Qualche goccia di limone. Lo si fa per il gusto – dice Rossi – ma ha anche una funzione importante: l’acido citrico aiuta a depotenziare le molecole tossiche che si formano in frittura.

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Polenta con il baccalà

300g di baccalà ammollato
400g di polpa di pomodoro
1 spicchio d’aglio
1 peperoncino
½ cipolla, ½ cucchiaio di capperi
prezzemolo, sale e olio e.v.o.

Sciacquare il baccalà eliminare la pellicina e tagliarlo a pezzettini. Sbucciare la cipolla e tritarla finemente. Mettere la cipolla, lo spicchio d’aglio e il peperoncino in padella con 4 cucchiai d’olio, rosolare lievemente e aggiungere il baccalà, rosolare 2/3 minuti e sfumare con il vino bianco, poi aggiungere i capperi sciacquati e sminuzzati. In seguito eliminare l’aglio e aggiungere la polpa di pomodoro. Far cuocere a fuoco lento per 30/40 minuti, se necessario qualche cucchiaio di brodo (o acqua calda). Mettere il sugo sulla polenta calda e spolverizzare di prezzemolo.
MadamaRicetta

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Polenta con verza e fagioli

200g di wurstel
300g di verza
200g di fagioli borlotti in scatola
1 cipolla
vino bianco
sale, pepe, olio e.v.o.

Sbucciare la cipolla e tritarla finemente. Lavare e tagliare la verza a listarelle sottili. Scolare i fagioli. Tagliare i wurstel a rondelline. Mettere la cipolla in padella con 4 cucchiai d’olio, rosolare 2 minuti e aggiungere la verza, rosolare 2 minuti sfumare con il vino. Abbassare il fuoco e far cuocere la verza lentamente, aggiungendo se necessario qualche cucchiaio di brodo. Prima di spegnere aggiungere i fagioli e i wurstel, girare 2/3 minuti e spegnere. Mettere il condimento sopra la polenta calda e spolverizzare di pepe.
MadamaRicetta

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Polenta con il Gorgonzola

150g di gorgonzola (a vostro gusto: dolce o piccante)
50g di emmental
20g di burro
30g di parmigiano
un bicchierino piccolo di latte
4/5 foglie di salvia
30g di noci tritate 

Tagliare l’emmental a filetti con un pelapatate. Mettere in un pentolino il latte e il gorgonzola, fate sciogliere lentamente, fino ad ottenere una crema. Quando la polenta è cotta, versate dentro il burro e il parmigiano, girate per mantecare un po’, versatela su un piatto da portata o un tagliere e mettere sopra la crema al gorgonzola, i filetti di emmental e la salvia.
MadamaRicetta

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Polenta al sugo di olive

200g di olive nere denocciolate
400g di polpa di pomodoro
1 rametto di rosmarino
30g di grana a scaglie e 20g grana grattugiato
½ cipolla, ½ peperoncino
sale e olio e.v.o.

Sbucciare la cipolla e tritarla finemente. Metterla in padella con 4 cucchiai d’olio e il pepperoncino, appena è ben imbiondita versare il pomodoro, salare e portare a cottura. Lavare bene le olive, tritarne metà e tritare finemente il rametto di rosmarino. Appena la polenta è cotta spegnere il fuoco e mettere dentro le olive tritate e il grana grattugiato. Mettere la  polenta in quattro piatti cospargere con il sugo di pomodoro ben caldo, le olive, le scaglie di grana e spolverizzare con il rosmarino tritato. 
MadamaRicetta

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Madama Ricetta nasce all’ombra del Senato dall'alleanza di tre colleghe ... leggi la storia

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